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Il Blog della Società Italiana di Tossicologia (SITOX) è dedicato sia ai Soci della Società che ai cittadini tutti, indipendentemente dal grado di competenza nelle materie tecnico-scientifiche. In questo blog si ritroveranno informazioni aggiornate, indipendenti e certificate relative a stili di vita, alimentazione, ambiente, ed impatto sulla salute della popolazione delle sostanze a cui è esposta.

Tutti i contenuti pubblicati sono frutto della collaborazione dei membri del gruppo Comunicazione della SITOX con Esperti selezionati in base alla tematica da affrontare.

20 aprile 2021 - Ambiente e salute
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III Radiazioni ionizzanti naturali: rischio associato al Radon e prevenzione

Nello scorso post abbiamo parlato delle radiazioni ionizzanti e in particolare delle radiazioni di fondo a cui tutti gli individui sono esposti inevitabilmente. Tra le sostanze radioattive presenti nell’ambiente, il radon (Rn) è sicuramente quello che contribuisce maggiormente (55%) alla dose di radioattività che ciascuna persona subisce.

È un gas di origine naturale, inodore e incolore, caratteristiche che lo rendono difficilmente percepibile dai nostri sensi. L’isotopo più significativo per la dose assimilata dall’uomo è il radon-222, generato dalla catena di decadimento dell’uranio-238 e del radio-226.

                                                           

Effetti del radon nell’uomo

Il radon è presente in tutta la crosta terrestre. Si trova nel terreno, nelle rocce, nei materiali edili (specialmente se di origine vulcanica) ed è pertanto uno dei più importanti inquinanti naturali indoor. Può insinuarsi quindi negli ambienti chiusi, specie in quelli a diretto contatto con il suolo (la principale sorgente del radon che arriva in casa) come cantine, scantinati e taverne dove può raggiungere concentrazioni tali da rappresentare un rischio per la salute. La concentrazione dipende da quanto uranio è presente nel terreno sottostante l’edificio. Il gas migra dal suolo (o dai materiali da costruzione) e penetra all’interno degli edifici attraverso le fessure, gli attacchi delle pareti al pavimento e i passaggi dei vari impianti (elettrico, termico, idraulico).

Il pericolo maggiore del radon è correlato all’inalazione dei suoi prodotti di decadimento. Quest’ultimi, elettricamente carichi, tendono ad attaccarsi al particolato (polveri, aerosol) dell’aria che respiriamo. I prodotti di decadimento si attaccano alle pareti dell’apparato respiratorio e continuano a decadere emettendo pericolose particelle alfa che possono danneggiare il DNA delle cellule, soprattutto quelle dei bronchi. Se il danno non è riparato correttamente dagli appositi meccanismi cellulari, può evolversi dando origine a un processo neoplastico. Infatti, ricordiamo che il radon è ritenuto essere cancerogeno per l’uomo; esso rappresenta il principale fattore di rischio di tumore polmonare nei soggetti non fumatori. L’entità del rischio dipende dalla concentrazione di radon a cui si è esposti e dalla durata dell’esposizione. A parità di esposizione al radon, i fumatori sono più a rischio dei non fumatori in quanto il fumo e il radon hanno effetti sinergici.

 

Normativa e valori di riferimento

Stimare la concentrazione di questo gas nei luoghi chiusi (case, uffici, scuole ecc.) non è semplice poiché la concentrazione di radon non è costante nel tempo. Essa è generalmente più alta di notte e in inverno e più bassa di giorno e in estate. Inoltre, le concentrazioni possono variare anche da spazio a spazio, perfino tra edifici vicini. A causa di queste fluttuazioni, per valutare i rischi è necessario misurarne il valore medio nell'arco di un anno (come richiesto anche dalla normativa vigente) avvalendosi degli appositi strumenti (dosimetri passivi) in grado di registrare le tracce delle radiazioni emesse, proporzionali alla concentrazione del gas nell’ambiente.

A livello europeo, secondo la Direttiva 2013/59/EURATOM del 2013 che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti, la concentrazione1 media annua dev’essere inferiore a 300 Bq/m3.

In Italia questa direttiva è stata recepita ad agosto 2020 con il Decreto legislativo n. 101/2020. Va ricordato però l’impegno iniziato nel 2002 con il Piano Nazionale Radon (PNR) che rappresenta un insieme organico e coordinato di azioni volte alla riduzione del rischio associato al radon (incluse normative, mappature, informazione e formazione).

In conclusione, anche se non è possibile eliminare completamente il gas radon dagli ambienti in cui si vive e si lavora, tuttavia si può ridurre la concentrazione attuando diversi accorgimenti tecnici sugli edifici esistenti o adottando criteri anti-radon in stabili di nuova costruzione. Inoltre, rimane sempre buona norma ventilare frequentemente gli ambienti chiusi, non solo per prevenire l’accumulo di questo gas, ma anche quello degli altri inquinanti indoor.

 

https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/radon-and-health

http://www.ccm-network.it/documenti

 

1 L'unità di misura della concentrazione di radon, secondo il Sistema Internazionale (SI), è il Becquerel per metro cubo (Bq/m3), dove un Becquerel corrisponde alla trasformazione di un nucleo atomico al secondo.

 

 

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