OGM, agli italiani fanno paura. Ma intanto li mangiano (inconsapevolmente). E nessuno sta male.
Ancora recentemente sul Corriere delle Sera è stato fatto cenno, in uno spazio editoriale (box riquadrato) al problema tanto vituperato dagli ambientalisti dell’erbicida glifosate, e del suo uso nelle coltivazioni, per esempio soia, che sono state modificate geneticamente (OGM) per diventare resistenti al tanto temuto erbicida, che però ha avuto la liberatoria da molteplici agenzie internazionali di nota trasparenza ed elevata scientificità.
Si dice che tale soia venga impiegata come mangime per gli animali, che così “secondo alcuni” (interessante come le insinuazioni mediali facciano più strada che le verità scientifiche) potrebbero essere contaminati dai pericolosi OGM. I male informati (sic) però non sanno o dimenticano di comunicare che mangimi OGM sono molto utilizzati anche in Italia.
L’Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici (Assalzoo) riferisce che in Italia vengono prodotte ogni anno oltre 14 milioni di tonnellate di mangimi composti da diversi cereali. L’87% è rappresentato da miscele ottenute con materia prima OGM, importata dall’estero. Seguono i mangimi convenzionali (12,5%) e quelli biologici (0,5%).
Quasi tutto il latte, yogurt, formaggi, salumi, prosciutti e carni, anche di produzioni Dop ed Igp italiane, derivano da animali nutriti con OGM (nel 2013, oltre alla soia, risultava che anche un terzo del mais mondiale fosse OGM). Da ciò si deduce che anche gli strenui oppositori dell’uso degli OGM si nutrono giornalmente con cibo che deriva da animali da allevamento, alimentati con mangimi OGM e che, come ampiamente dimostrato, non hanno prodotto alcun effetto sulla salute e produttività dall’inizio dell’uso dei mangimi OGM e cioè dagli anni Novanta del secolo scorso.
Non è stato osservato alcun effetto avverso a livello epidemiologico anche nelle popolazioni che utilizzano giornalmente, ormai da decine di anni, alimenti OGM (USA, Australia, Africa, Brasile, Argentina, per esempio). Ciò non deve stupire, perché tutti gli organismi del regno vegetale e animale contengono materiale genetico, e un gene presente in un particolare organismo non rappresenta necessariamente un fattore di unicità.
L’uomo infatti condivide il 30% di geni con il pomodoro, il 50% con la banana, il 90% con il gatto ed il 60% con il moscerino della frutta. Nel 2012, l'American Association for the Advancement of Science ha ribadito che gli OGM non comportano rischi maggiori rispetto ai cibi modificati attraverso le normali tecniche di incrocio. La American Medical Association, la National Academies of Sciences e la Royal Society of Medicine hanno poi sottolineato che non si riscontra nella letteratura scientifica o in altra fonte scientifica attendibile alcuna notizia confermata da elementi obiettivi, di effetti avversi sulla popolazione umana o sulla enorme massa di animali nutriti con mangime OGM, che possano essere collegati all’uso di OGM.
Anche la Società Italiana di Tossicologia (SITOX), insieme ad altre 19 Società scientifiche italiane, ha espresso un parere del tutto rassicurante sull’uso degli OGM: Coesistenza tra colture tradizionali, biologiche e geneticamente modificate (Consensus Documenti, 15 marzo 2006).
E interessante notare come dopo un lungo “silenzio politico”, per quello che riguarda il quadro normativo sugli OGM, durante la riunione dei ministri europei dell’agricoltura, tenutasi il 14 maggio 2019, è stata posta l’attenzione, anche da parte dell’Italia, sulla necessità di aggiornare la legislazione europea sugli OGM di nuova generazione e l'uso di nuove tecniche come il “genoma editing” (metodo che permette di selezionare caratteristiche migliorative delle piante, senza introdurre tratti estranei alla pianta stessa) per stare al passo con i progressi delle biotecnologie applicate all'agricoltura.
In conclusione, dovrebbe essere molto chiaro al consumatore che nella gestione del rischio alimentare esistono ragioni, che alcune volte esulano dalla scienza che vengono sostituite da decisioni decisamente più politicamente corrette...