Salute delle api: analisi dei fattori di rischio
Secondo le stime dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), delle 100 specie di colture che forniscono il 90% del cibo mondiale, 71 sono impollinate dalle api. Senza le api molti frutti, semi e verdure non sarebbero più disponibili in quantità sufficienti per il consumo umano e anche molti degli habitat naturali oggi esistenti sarebbero irrimediabilmente compromessi. Oltre al valore ecologico va sottolineato anche l’elevato valore economico delle api (produzione di miele e altre materie prime come la cera, il propoli, il polline e la pappa reale).
Moria delle api: un fenomeno multifattoriale
Negli ultimi 10-15 anni, gli apicoltori hanno segnalato riduzioni anomale del numero di api e perdite di colonie, soprattutto nei paesi dell'Europa occidentale, tra cui Francia, Belgio, Svizzera, Germania, Regno Unito, Paesi Bassi, Italia e Spagna. Le anormali morie di api sono state al centro del dibattito mediatico e hanno spinto molti ricercatori a intraprendere vari studi per comprenderne le cause scatenanti.
Per la comunità scientifica internazionale, la moria delle api è di tipo multifattoriale ed è un fenomeno assai complesso. Va considerata l’incidenza di diverse possibili cause, come i fattori ambientali e le infestazioni degli alveari da parte di parassiti e virus.
I fattori ambientali hanno un ruolo importante nella Sindrome da Spopolamento degli Alveari (SSA) o Colony Collapse Disorder (CCD). I cambiamenti climatici hanno portato un impoverimento dell’alimentazione delle api con conseguenze negative sulla loro sopravvivenza. Il clima instabile, con caldi eccessivi e freddi repentini, impedisce alle piante di fornire sempre nuovo nettare (carboidrati) e polline (proteine), elementi importantissimi per garantire tutte le funzioni vitali delle api.
Vi è poi il problema delle infestazioni degli alveari. In particolare, è il Varroa Destructor, tra i patogeni delle api più pericolosi a livello mondiale, capace di annientare un'intera colonia di insetti nel giro di un paio anni. Questo acaro, infatti, indebolisce enormemente le api e il loro sistema immunitario. Il Varroa, inoltre, è vettore di diversi virus e in particolare del Virus DWV o Virus delle Ali Deformi (provoca malformazioni nelle ali delle api) e del Virus APV o Virus della paralisi acuta, particolarmente dannoso perché uccide l’ape in pochi giorni.
Api e neonicotinoidi
Il fenomeno della moria di api viene imputato anche all’uso agricolo di neonicotinoidi, insetticidi neurotossici derivati della nicotina. Essi costituiscono una classe di insetticidi di nuova concezione, che grazie alle loro caratteristiche sono stati rapidamente molto utilizzati. Infatti, i neonicotinoidi hanno un ampio spettro d’azione, una ridotta dose d’impiego e risultano efficaci anche sugli insetti resistenti ad altri gruppi chimici.
La loro rapida diffusione a livello mondiale è dovuta anche al loro meccanismo d’azione. I neonicotinoidi agiscono a livello del sistema nervoso degli insetti con un meccanismo di tipo acetilcolinomimetico: si legano in modo irreversibile ai recettori nicotinici dell'acetilcolina (nAChR), localizzati a livello delle sinapsi, provocando l’alterazione della trasmissione degli impulsi nervosi che determina conseguentemente paralisi e morte dell'insetto. Le differenze tra nAChR degli insetti e quella dei mammiferi conferiscono a tali sostanze una notevole selettività, essendo gli nAChR dei mammiferi poco o per niente sensibili ai neonicotinoidi.
Questi fitosanitari sono stati i principali sospettati nella diminuzione delle api tanto che nel 2008 il Ministero della Salute ha deciso di sospendere, in via cautelativa, l’utilizzo di prodotti fitosanitari a base di neonicotinoidi dopo che erano stati pubblicati diversi articoli sulla stampa che segnalavano una correlazione fra la dispersione di polveri contenenti prodotto conciante al momento delle semine primaverili di mais e le repentine morie negli alveari situati nei dintorni.
Nel 2013, invece, la Commissione europea ha predisposto la riduzione degli usi consentiti di tre neonicotinoidi: clothianidin, imidacloprid e thiametoxam, vietandone l’uso in tre colture, ovvero mais, girasole e colza ma permettendo il loro utilizzo nelle serre, sui cereali invernali e su alcune culture dopo la fioritura.
Proteggere le api: nuovo approccio per valutare i rischi
Sebbene dal 2013 sia in vigore il divieto di utilizzo di alcuni insetticidi ritenuti la principale causa del fenomeno, esso ha continuato a manifestarsi se non a peggiorare. In occasione della quarta giornata mondiale delle api, istituita nel 2017 dall’Onu, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha presentato un nuovo approccio alla protezione delle api, chiamato MUST-B. Il progetto si basa su un sistema integrato di valutazione del rischio che considera contemporaneamente l’effetto di fattori di stress multipli.
Si tratta infatti di un approccio che combina la modellazione (basata sulla simulazione di una colonia di api, chiamata ApisRAM) e i sistemi di monitoraggio finalizzati alla valutazione del rischio da fattori molteplici di stress come parassiti e malattie, fitosanitari e altre sostanze chimiche ambientali, come pure fattori quali la disponibilità di cibo, il clima e le pratiche di gestione degli alveari.
In conclusione, è importante studiare tutti gli aspetti legati alla moria delle api in modo da conciliare produttività e biodiversità, tutelando gli habitat specifici delle api e allo stesso tempo permettendo agli agricoltori di continuare a lavorare in maniera fruttuosa.
Bibliografia.
https://efsa.onlinelibrary.wiley.com/doi/
https://www.efsa.europa.eu/it/press/news/