Xylella: tra conseguenze della disinformazione e ricerca scientifica
Nella questione Xylella, come in tutte le vicende che coinvolgono dinamiche politiche, amministrative e giudiziarie, dove l’elemento scientifico è solo uno dei tanti elementi di uno scenario complesso, la comunicazione ha rappresentato fin dall’inizio un fattore chiave.
La diffusione ricorrente di notizie false ha causato ritardi nell'attuazione delle misure per arrestare o rallentare l'avanzamento della malattia dell’olivo. Sin dall'inizio dell’epidemia, scoppiata in Puglia nel 2013, il fenomeno della disinformazione ha rivestito un ruolo importante, influenzando profondamente la percezione del problema Xylella da parte dell’opinione pubblica. Ma cosa dicono i dati provenienti dalla ricerca e le evidenze scientifiche?
Xylella: ecco cosa sappiamo del batterio che colpisce gli ulivi
Xylella fastidiosa è un batterio che prolifera nei vasi xilematici delle piante ed è associato a malattie gravi che interessano non solo gli olivi ma anche la vite, il mandorlo, gli agrumi, il ciliegio, il mirto e l’acacia, per citare solo alcune delle oltre 638 specie che possono essere infettate dal batterio.
Si chiama così proprio perché colonizza lo xilema delle piante, ossia l’insieme dei vasi adibiti al trasporto di acqua e soluti dalle radici alle foglie. La presenza del batterio ne causa l’ostruzione, e quindi una serie di alterazioni in grado di determinare anche mortalità morte delle piante infette. Una mortalità paragonabile a quella prodotta dalla presenza del colesterolo nelle arterie. Tra le sintomatologie tipiche e più frequenti associate alle infezioni di X. fastidiosa, vi sono la bruscatura delle foglie, il ridotto accrescimento e il disseccamento dei rami e dei germogli.
La sua trasmissione avviene tramite il materiale di propagazione vegetale infetto o ad opera di insetti vettori. Nel caso degli olivi pugliesi, Philaenus spumarius (sputacchina dei prati) risulta essere, attualmente, il vettore principale. Questi insetti, quando sono adulti e dotati di ali, raggiungono la vegetazione degli olivi e si nutrono succhiando la linfa dalle foglie delle piante infette, acquisendo, in tal modo, anche il batterio. Di conseguenza, quando volano sulle altre piante, trasmettono il batterio agli olivi sani con l'immissione di saliva nei tessuti.
Purtroppo, non esiste una cura in grado di eliminare X. Fastidiosa dalle piante infette. Appare evidente che, oltre a investire nella ricerca applicata come ribadito anche dagli esperti dall’EFSA durante la terza conferenza europea su X. fastidiosa, attualmente l’unica alternativa possibile per contrastare l’ulteriore diffusione della malattia consiste nell’eliminazione dei serbatoi d’inoculo del batterio, con l’abbattimento degli olivi infetti e nel controllo dell'insetto vettore, la sputacchina.
Xylella: dalla negazione alle tesi complottiste
Sebbene siano anni che si discute sul disseccamento degli olivi del Salento a causa della Xylella fastidiosa, il dibattito sembra non placarsi con notizie pseudoscientifiche e infondate che periodicamente tornano alla ribalta sui media. Una su tutte è la negazione dell’esistenza dell’epidemia. Secondo le principali affermazioni pseudoscientifiche la Xylella fastidiosa non sarebbe l’agente causale del disseccamento delle piante di olivo. Naturalmente, come riportato da numerosi documenti scientifici, dall'EFSA alla FAO fino ad articoli su riviste come Nature, le evidenze scientifiche dimostrano il contrario, e cioè che il disseccamento è causato dal batterio in questione.
Un altro luogo comune, forse quello che più ha influenzato la percezione del problema da parte dell’opinione pubblica è quello sul “massiccio e indiscriminato uso di pesticidi”. Si parla di tonnellate di pesticidi e per lo più, secondo affermazioni infondate, di prodotti messi al bando dall’UE perché estremamente tossici per persone e animali.
Anche in questo caso, la legge e le evidenze scientifiche dimostrano il contrario. Va ricordato, infatti, che il controllo del vettore si basa su una strategia che prevede: l’abbattimento della popolazione degli stadi giovanili mediante lavorazioni superficiali del terreno con distruzione meccanica (e non chimica come si vuol far credere) della vegetazione infestante; l’esecuzione di due trattamenti insetticidi sugli olivi, in presenza della forma adulta, rilevata dall’attività di monitoraggio territoriale effettuata dalla Regione Puglia; e infine la potatura. Al riguardo, vi è da ribadire e sottolineare che i trattamenti sono da effettuare esclusivamente su piante di olivo con prodotti autorizzati per tale uso dal Ministero della Salute.
Risulta, quindi, evidente che si tratta di tutt’altro che di un “massiccio e indiscriminato uso di pesticidi” e che, anzi, il controllo della sputacchina deve essere effettuato secondo un approccio di tipo integrato e razionale, rispettando le dosi in etichetta e le prescrizioni in materia di sicurezza ambientale e seguendo precise indicazioni di tipo tecnico, accessibili visitando il portale ufficiale della Regione Puglia.
Il problema della disinformazione riguardo all’epidemia di X. Fastidiosa nel Salento ha avuto gravissime conseguenze sull'economia pugliese locale e rischia di estendere il contagio a tutto il paese da parte di un batterio da quarantena la cui diffusione doveva essere contenuta seguendo quanto previsto dalla normativa e definito dalla scienza.
Non sono i trattamenti fitosanitari e il numero di alberi da abbattere ad aver trasformato gran parte delle distese di ulivo del Salento in una landa irriconoscibile, ma irrazionali posizioni ideologiche alimentate da una colpevole disinformazione generalizzata che, con il suo clamore, ha coperto il silenzioso e rigoroso lavoro della scienza e delle Istituzioni.
Bibliografia.
https://www.ponteproject.eu/scientific-publications/
https://www.efsa.europa.eu/it/efsajournal/pub/5666
https://www.efsa.europa.eu/it/efsajournal/pub/5665