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10 settembre 2018
Raccolta funghi: l'allerta e i consigli di SITOX e Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico - CNSAS

Periodicamente, e particolarmente in questo periodo dell'anno, la cronaca riporta numerose intossicazioni dovute all'ingestione di #funghi non commestibili, ma anche infortuni a seguito delle escursioni tra boschi e montagne in cerca del bottino. È un bollettino impietoso quello che si presenta ogni anno durante la stagione della raccolta, che porta la Società Italiana di Tossicologia (SITOX) e il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) a lasciare insieme l’allerta affinché l’entusiasmo non offuschi la necessaria prudenza. Importanti anche i consigli: non c’è bisogno di rinunciare a una passione, è sufficiente seguire le indicazioni degli esperti qui elencate.

Gli #infortuni
Il CNSAS, risorsa tecnica del Sistema Sanitario di Urgenza ed Emergenza 118, registra ogni anno diverse centinaia di interventi a favore di cercatori di funghi in difficoltà; qualche decina risultano le vittime sull’intero territorio nazionale. Spesso gli interventi di ricerca e soccorso si dimostrano difficili a partire dall’individuazione precisa della zona dove il cercatore è disperso. La scivolata va considerata come il pericolo maggiore. Non di rado vengono soccorse anche persone colte da #malore, presumibilmente dovuto a un eccessivo affaticamento. I consigli che si possono dare sono pochi, a volte banali ma comunque importanti. Va evitato l’uso di stivali di gomma, anche su terreni apparentemente poco impegnativi, a favore di un buon paio di scarponi da montagna. Sovente i cercatori di funghi si muovono da soli per mantenere segreti i luoghi di raccolta; va ricordato che, in mancanza di compagni, anche un piccolo incidente può determinare situazioni difficili da controllare. Ad esempio, una banale frattura può irreparabilmente obbligare all'immobilità ed alla conseguente impossibilità di chiamare soccorso.
Utile può essere quindi il cellulare anche se sono ancora frequenti le aree "in ombra", senza campo. Buona regola da non trascurare mai consiste nel comunicare a familiari o conoscenti il luogo e il percorso che s’intende seguire, non variarlo, e avvisare dell’avvenuto rientro. Solo così, in caso di mancato rientro ci sarà qualcuno che potrà dare l’allarme. E se mai ci si smarrisse? Mai farsi prendere dal panico: meglio tornare sui propri passi. In caso di necessità un piccolo zaino ben organizzato sarà utile per far fronte a qualche imprevisto. Utili anche un piccolo kit di pronto soccorso (cerotto, disinfettante, garza sterile e benda elastica), un coltello multiuso, un maglione, una giacca impermeabile e antivento, un telo termico (foglio leggero di materiale plastico alluminizzato), una pila frontale, cibo e soprattutto bevande di ristoro. Con poco peso sulle spalle si è in grado di risolvere molti problemi.

Le #intossicazioni
Ogni anno i medici dei Centri Antiveleni forniscono consulenza specialistica per migliaia di pazienti che accedono nei Pronto Soccorso di tutta Italia con sintomi di intossicazione dopo aver consumato funghi. Spesso si tratta di accessi di interi nuclei familiari o di intere tavolate di amici, tali da mettere in difficoltà l’organizzazione stessa degli ospedali. I funghi consumati comprendono sia specie commestibili che velenose. Nel primo caso si tratta di intossicazioni causate dall’ingestione di quantità eccessive (in particolare di porcini crudi), di funghi non adeguatamente cotti (chiodini) o preparati (laricini) oppure non in perfette condizioni.
Non deve stupire che i pazienti con sintomi conseguenti all’ingestione di funghi commestibili possano arrivare a rappresentare quasi la metà della casistica annuale di un centro antiveleni. A preoccupare maggiormente sono tuttavia le intossicazioni causate dalla raccolta e dal consumo di funghi velenosi (centinaia di specie), che sono in grado di causare patologie gravi e talvolta letali.
Ma il modo di consumare funghi in sicurezza esiste: raccogliere solo funghi di cui si è assolutamente certi della commestibilità e, nel dubbio, fare ispezionare il proprio raccolto presso gli ispettorati micologici presenti in ogni ASL; ricordare che non esistono metodi “casalinghi” per il riconoscimento di un fungo velenoso (una falsa credenza riguarda l’utilizzo di aglio, argento o prezzemolo che se anneriti o ingialliti dal contatto con il fungo rivelerebbero la sua tossicità); non fidarsi di un riconoscimento effettuato tramite un libro o addirittura una app (i funghi non sono fatti con lo stampino e specie commestibili e velenose possono essere molto simili); non consumare funghi in quantità abbondanti o in pasti ravvicinati. Inoltre donne in gravidanza, anziani e bambini piccoli dovrebbero astenersi dal consumo di funghi raccolti non controllati: lavanda gastrica e trattamenti invasivi in queste categorie possono risultare particolarmente rischiosi da effettuare.
Indipendentemente dall’intensità, dalla durata e da quando si manifestano i sintomi (subito o dopo alcune ore), se dopo aver mangiato funghi si sta male bisogna sempre recarsi al Pronto Soccorso, portando eventuali avanzi del pasto. Cercare di gestire la situazione a casa, assumendo farmaci per ridurre vomito e diarrea, può voler dire rischiare la vita.

Sarah Vecchio - SITOX (Società Italiana di Tossicologia) e Centro Antiveleni di Pavia.
Elio Guastalli - CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico; progetto SICURI in MONTAGNA)
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