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15 aprile 2020
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Cellulari e salute: nessun rischio senza pericolo

Periodicamente il tema sulla possibile correlazione tra l'uso del #cellulare e l'insorgenza dei #tumori cerebrali torna in auge. Negli ultimi tempi sono due le notizie che hanno causato notevole clamore mediatico: la sentenza della Corte d’Appello di Torino e l’avvento della nuova tecnologia #5G.

▪️Recentemente la Corte di Appello di Torino ha confermato una sentenza del 2017 che aveva ritenuto plausibile il collegamento tra l’uso intenso del cellulare e una particolare forma di tumore benigno del nervo acustico (schwannoma vestibolare). Per quello che riguarda l’eziologia dello schwannoma vestibolare, noto anche come #neurinoma dell’acustico, le cause risultano attualmente ancora sconosciute. Tuttavia alcuni neurinomi acustici sono causati da #neurofibromatosi di tipo 2, una malattia genetica che insorge a causa di una mutazione del gene NF2. Circa l’epidemiologia invece, i neurinomi hanno un’incidenza annuale di una persona su 100 mila. Anche negli ultimi tre decenni, durante il “boom” dei cellulari, i tassi sono rimasti piuttosto stabili.
Sebbene dal punto di vista scientifico la sentenza non ha aggiunto alcun elemento in più per valutare la possibile correlazione tra l'uso del cellulare e l'insorgenza dei tumori, ha riacceso l’attenzione di chi si oppone alla nuova tecnologia di telefonia mobile.

▪️Il #5G è una delle innovazioni tecnologiche più importanti degli ultimi tempi ma, come spesso accade, l’avvento di una nuova tecnologia è accompagnato anche da qualche timore legato alla #sicurezza e ai potenziali rischi per la #salute umana. Al centro delle preoccupazioni sono le frequenze utilizzate dal 5G e l’installazione di nuove antenne.
La quinta generazione oltre a viaggiare sulle stesse bande di trasmissione del 4G, utilizzerà anche una terza fascia a frequenza più elevata (26,5-27,5 GHz) che come tale ha scarsa capacità di penetrazione. Ciò vale sia per i tessuti biologici sia per gli edifici, la vegetazione e altri ostacoli. Quindi, per non perdere il segnale, dovranno essere installate più antenne, ma, dovendo coprire aree di territorio più piccole (small cells), saranno di minore potenza rispetto a quelle utilizzate finora. Proprio per la loro bassa potenza di emissione, l’installazione di nuove antenne non dovrebbe comportare aumenti generalizzati delle esposizioni alle radiazioni a radiofrequenza (RFR).

Ma cosa sappiamo sugli #effetti a breve e a lungo termine delle #radiazioni a #radiofrequenza (RFR) utilizzate dai cellulari e su un possibile ruolo nell’insorgenza di neoplasie cerebrali?

☑️Effetti a breve termine delle radiazioni a radiofrequenza
Il principale meccanismo d’interazione tra le radiazioni a radiofrequenza e il corpo umano è il riscaldamento dei tessuti. Alle frequenze utilizzate dai telefoni cellulari, la maggior parte dell'energia viene assorbita dalla pelle e altri tessuti superficiali, con conseguente aumento di temperatura trascurabile nel cervello o altri organi del corpo.

☑️Effetti a lungo termine delle radiazioni a radiofrequenza
Le tecnologie di telefonia mobile sono tra le più controllate e sperimentate. Negli anni sono stati condotti numerosissimi studi scientifici, sia epidemiologici che di tipo sperimentale in vivo e in vitro.
Gli studi epidemiologici retrospettivi e prospettici, come lo studio comprensivo Interphone, il Danish Cohort Study e il Million Women Study non hanno finora mostrato alcun incremento del rischio di neoplasie maligne (glioma) o benigne (meningiomi, neurinomi acustici ecc.).
Per quello che riguarda gli studi sperimentali, i dati non mostrano un nesso tra l’esposizione alle radiazioni a radiofrequenza e tumori. Anche negli studi, come quello del National Toxicology Program e dell’Istituto Ramazzini, dove si ha qualche evidenza a supporto dell’ipotesi di cancerogenicità delle radiazioni a radiofrequenza, i livelli di esposizione e di durata ai quali si osservano gli effetti sono difficilmente paragonabili a un utilizzo normale del cellulare.

Nel 2011 l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (#IARC) ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza come “possibili cancerogeni” (categoria 2b). In questa categoria rientrano gli agenti per i quali vi è una limitata prova di cancerogenicità negli esseri umani e un insufficiente riscontro negli animali di laboratorio. Come afferma anche la stessa Agenzia i campi a radiofrequenza sono classificati nel gruppo 2B proprio perché non c’è un’evidenza conclusiva che l’esposizione alle RFR possa causare il cancro negli esseri umani o negli animali. Naturalmente la classificazione dello IARC è basata sul pericolo e non è una valutazione del rischio che è di competenza di altre agenzie. Quest’ultime, come l’Environmental Protection Agency (#EPA) e la Food and Drug Administration (#FDA), ma anche altri enti come il National Toxicology Program (#NTP) e l’Istituto superiore della sanità (#ISS), concordando sul fatto che sono necessarie ulteriori ricerche sui possibili effetti a lungo termine, non hanno classificato le radiazioni a radiofrequenza in alcuna categoria.

Bibliografia:

https://www.iarc.fr/wp-content/uploads/2018/07/Monographs-QA.pdf
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22016439?mod=article_inline
https://www.cancer.org/cancer/cancer-causes/radiation-exposure/cellular-phones.html
http://old.iss.it/elet/index.php?lang=1&id=114&tipo=6
https://www.nidcd.nih.gov/health/vestibular-schwannoma-acoustic-neuroma-and-neurofibromatosis#ref1
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